Effetti del Capitalismo e Fronte della Pace

Ettore De Conciliis e Rocco Falciano

Immagine principale

Descrizione

Ettore De Conciliis (1941) e Rocco Falciano (1933-2012) 
Il sodalizio tra i due artisti inizia nei primi anni Sessanta, quando entrambi frequentano lo studio dello scultore Marino Mazzacurati che trasmette loro l'idea dell'opera d'arte come forma di espressione destinata ad una chiara funzione civile. 

Insieme fondano il Centro di Arte Pubblica Popolare, gruppo di artisti che ha come scopo quello di utilizzare un approccio all’arte prettamente divulgativo, capace di promuovere la cultura come strumento di liberazione delle masse popolari, testimonianza di solidarietà e di impegno. Le opere d’arte diventano il mezzo attraverso cui entrare nel dibattito pubblico, per rivolgersi, come dice De Conciliis “a quelli che meno hanno fruito dei prodotti di quanto viene chiamato arte”, nella convinzione che la pittura murale debba aprire il dibattito sui problemi della società contemporanea. 

Il tema ispirativo del ciclo pittorico nella Scuola Secondaria di Primo Grado di Cadelbosco di Sopra rimane quello essenziale, di fondo, dei problemi che angosciano l’umanità: la ricerca della pace, della libertà e dell’indipendenza. 

La grande macchina pittorica si estende su due pareti, integrata qua e là da materiali e strutture plastiche che dilatano le immagini fino a renderle tattilmente tangibili.
La prima parte è dedicata agli “effetti del capitalismo” (parete di sinistra), alla Resistenza, con riferimento specifico alla guerra del Vietnam e alla ricostruzione del dopoguerra. Si vede l’elezione di un idolo su una impalcatura sconnessa (a destra), un essere tra il banale e il grottesco ricoperto di riconoscimenti ufficiali, intorno a lui una folla di personaggi-chiave (intorno e sotto l’impalcatura): un militare decorato, una vecchia “madre della patria” con veletta sulla testa, un burocrate frenetico che timbra con solerzia inesistenti documenti, un macellaio seduto tra televisori, una radio e altri oggetti prodotti dalla società dei consumi. Tutto è dominato dalla caricatura, dalla satira  e dalla critica spregiudicata. Sullo sfondo si apre un paesaggio tipicamente italiano caratterizzato da riferimenti architettonici precisi (per esempio il palazzo della civiltà italiana dell’ EUR a Roma). Da qui si passa, poi, al tema principale della parete: la guerra, la morte, la distruzione. Al centro compare, quasi letteralmente riprodotta, la nota immagine del giovane eroe vietnamita condotto alla morte. Alcuni personaggi assistono con indifferenza alle uccisioni, fino all’episodio emblematico della fucilazione (sul lato sinistro della parete), un esplicito riferimento alla Resistenza e al contributo che la popolazione di Cadelbosco ha dato alla lotta di liberazione. 

Chiude la scena, in alto a sinistra, un grande occhio che riflette all’infinito un vorticoso turbinio di elmetti e soldati allineati in una parata. 

L’altra parte (parete di destra) è dedicata ai temi della lotta per la pace: una marea di volti, di cartelli, di mani protese. Una grande folla nella quale si distinguono volti familiari di combattenti e di protagonisti delle lotte per le libertà dell’uomo: Don Pasquino Borghi, Alcide Cervi e i suoi sette figli (in basso a destra), l’artista Antonio Ligabue (a destra), Papa Paolo VI (in alto a destra) e Martin Luther King (in alto al centro).  Gli artisti però mirano ad una visione totale in cui le più precise individuazioni non assumono mai una preminenza eroicizzata. E’ l’uomo, nella sua universalità, il protagonista e artefice del cambiamento per la pace. 

Il murale può essere letto come un crescendo, che va dalla Resistenza locale fino alla lotta unitaria di tante persone guidate dalla volontà della pace. 

Un’opera pensata, voluta e realizzata appositamente per un edificio scolastico e che proprio per questo acquista ulteriori significati, come dice Falciano, “di partecipazione collettiva alle esperienze civili”, una scuola che della libertà sia l’espressione più vera. 

Pagina aggiornata il 20/09/2023