Nani Tedeschi (1938-2017) nasce a Cadelbosco. Dopo la laurea in medicina, la sua passione per la pittura lo porta a cambiare presto strada. Nel 1972 partecipa alla trentaseiesima edizione della Biennale di Venezia e l’incisione, il disegno, la pittura diventano la sua vita.
Quella di Tedeschi è arte sincera e spontanea, attraverso la quale esprime con delicata sensibilità l’animo della gente della sua terra. Le bellezze naturali dei campi, dei piccoli paesi, il valore spirituale e civile delle persone che li abitano. Un'arte ricca di carica istintuale e calore umano. Ricordiamo il ciclo di disegni dedicato alla Resistenza cadelboschese, lodati anche dallo scultore Mazzacurati, che costituiscono un valido contributo all’arte del realismo.
E’ con l’incisione che il segno grafico di Tedeschi si fa più libero, autonomo e svincolato dalla minuta descrizione, si arricchisce di una forte carica espressiva e simbolica lasciando sempre la sua ispirazione libera di attingere alle tradizioni della terra in cui è nato.
Nella produzione intensa e poetica dell'artista, trova spazio anche una riflessione sul Fojonco, uno degli animali della ricca mitologia padana, nato dalla penna dell’amico scrittore Giuseppe Pederiali.
Un rapace a tre zampe, somigliante ad un grosso falco, che nidifica sull’Appennino e scende in pianura a rubare galline dai pollai e vino dalle cantine. Bevitore di lambrusco, ritroso a mostrarsi e dalla proverbiale pigrizia, un essere fantastico che l’artista ha messo in scena nella duplice natura di uccello diurno e notturno. Un rapace pigrone che l’artista ritrae, a volte come fiero araldo, altre come amante del vino, dispettoso e maldestro mentre fa mostra di sé collocato accanto ad artisti famosi e alle loro opere. Uno stravagante custode di una tradizione antica, che affonda le sue radici proprio nella cultura popolare di questi luoghi.